Ecovillaggio di Upacchi

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L’ecovillaggio di Upacchi, nel testo della Calogero Terra. In campagna un’altra vita è possibile viene definito “uno splendido fallimento”.
Per quello che ho avuto modo di sentire nel mondo comunitario italiano, questa opinione è piuttosto condivisa.
Non va del resto dimenticato che il tasso di fallimento -inteso nel senso di “mortalità”- delle esperienze comunitarie è, stando ad alcune ricerche sociologiche (in particolare del sociologo australiano esperto dell’argomento Bill Metcalf), alto in maniera allarmante.
A fronte di questo Upacchi, con le sue sedici case di pietra, è ancora lì, sulle colline dell’alta Valtiberina, nel comune di Anghiari (AR) e questo, a mio modo di vedere, è già abbastanza.
È senz’altro un fallimento in quanto esperienza di natura collettivista, di “comunismo dal volto umano”.
Nel corso degli anni c’è stata una notevole frammentazione del gruppo originario, in partenza senz’altro più coeso e con ambizioni maggiormente collettiviste.
Tuttavia, ciò che personalmente mi ha sempre affascinato del mondo comunitario è la possibilità di essere plurale.
Ho visitato Upacchi nel 2003 e, stando ai miei ricordi, c’era effettivamente aria di “atomizzazione”.
Si sentiva che ciascuna famiglia aveva una propria dimensione sostanzialmente separata ma credo che questa sia un’opportunità per osservare lo sviluppo di una comunità ormai di netta matrice individualista.
Del resto è inutile tendere al collettivismo se si constata, nel tempo, che non ve ne sono i presupposti reali né è, a mio avviso, sana una concezione del collettivismo a tutti i costi.
Fatte queste premesse, l’ecovillaggio è decentrato in due agglomerati di case: Borghetto, disteso comodamente su di una bella spianata di terreno e, un po’ più arroccato, Poggiolo. Eva Lotz, residente ad Upacchi da circa 15 anni, ha presentato brevemente, in un documento, la storia e la geografia di questa esperienza comunitaria. Una presentazione che merita di essere citata:

 

Upacchi – storia di un borgo abbandonato, tornato a nuova vita

A causa della miseria in cui vivevano, negli anni cinquanta, quando nascevano anche nei centri minori delle piccole fabbriche, tanti contadini di montagna lasciarono e loro case e andavano ad abitare nelle città, dove trovarono un lavoro meno duro e con un reddito sicuro.
Anche Upacchi, dove una volta vivevano circa 200 persone in 20 case, fu abbandonato in quel periodo.
Quando nel 1990 un gruppo di persone alla ricerca di un posto, dove realizzare un “Villaggio Ecologico” scoprirono Upacchi, le case erano quasi tutte distrutte e sui muri cresceva l’edera e la vitalba. Era la bellezza del posto e dei dintorni a convincere i nuovi proprietari di iniziare l’avventura della ristrutturazione, e la voglia di creare un posto dove iniziare una vita diversa, sostenibile, ispirato da altri ecovillagi nel mondo, progetti come Crystal Waters in Australia, The Farm in America, Findhorn in Scozia …
Si fonda una Cooperativa, si inizia a ristrutturare le case secondo i criteri della bioedilizia, si realizzano le nuove infrastrutture – ma non tutti gli ideali si riescono a realizzare. L’idea della vita collettiva non trova abbastanza sostegno da parte dei nuovi abitanti, dieci anni dopo la fondazione la Cooperativa si scioglie e si prende la strada del “buon vicinato”.
Oggi vivono a Upacchi 12 famiglie, 4 case non sono abitate tutto l’anno. I nuovi abitanti di Upacchi vengono dalle città italiane, da Germania, Austria, Inghilterra. Tanti hanno professioni “verdi”, come coltivare le erbe medicinali, costruire stufe a legna, curare giardini in maniera ecologica. Ecco!Upacchi organizza corsi di Comunicazione Ecologica, offre ospitalità naturale, è socio della Rete Italiana dei Villaggi Ecologici.
L’acqua potabile ad Upacchi proviene da una sorgente di proprietà, non è clorata e viene depurata in degli impianti di fitodepurazione. Le case sono state ristrutturate con materiali naturali come pietra, legno, paglia, argilla e sono scaldate prevalentemente a legna, con impianti ad alto rendimento. Gli orti di casa sono coltivati con metodi biologici e oltre alle macchine degli abitanti e i loro ospiti non c’è altro traffico. Tutto questo aumenta la qualità della vita ad Upacchi anche se mancano le comodità della città.

 

I dintorni

Upacchi è situato nell’Alta Valtiberina, una zona collinare on tanti boschi e una natura piuttosto selvaggia, adatta per lunghe passeggiate ed escursioni. A piedi, in mountainbike o anche in macchina si possono scoprire le bellezze del Parco Nazionale del Casentino, i monasteri di San Francesco d’Assisi come a Chiusi della Verna o Montecasale, le aree protette della Golena del Tevere con i suoi laghetti e dei Monti Rognosi vicino ad Anghiari.
Anghiari, che dista 6 km da Upacchi, fa parte dei “borghi più belli d’Italia” e offre una ricca vita culturale: d’estate si organizzano concerti, teatro circo nelle piazze del paese e nei borghi limitrofi.
La vicina San Sepolcro è la città natale di Piero della Francesca, nel museo civico e in altri posti nei dintorni si possono vedere famose opere del pittore.
Anche Michelangelo Buonarotti è nato qui vicino: la sua casa natale si trova a 15 km nel paese di Caprese.
Le città di Arezzo, Siena, Firenze, Perugina, Cortona si possono raggiungere facilmente per una gita giornaliera.

Lavora all’interno dell’ecovillaggio una coppia, Elmar e Michaela Zadra, che organizza corsi di tantra nel proprio istituto, il Maithuna, in una delle suggestive case in pietra.

 

Località Upacchi, 57
52031 Anghiari (AR)
Tel. 0575 749323 (Eva Lotz)
Email: ecco.upacchi@gmail.com
Sito web www.eccoupacchi.eu/

 

Per approfondire il fenomeno comunitario

 

Quindici anni di studi — in biblioteca e sul campo — sul vivere insieme.
Il quarto di una fortunata serie di testi sull’universo comunitario, ogni giorno più multiforme. Un excursus che, dalle prime comunità essene, giunge alle contemporanee esperienze di cohousing tentando di non trascurare nessuno: esponenti radicali della riforma protestante, socialisti utopisti, anarchici, hippies, kibbutzniks, ecologisti più o meno profondi, new-agers, cristiani eterodossi, musulmani pacifisti e altro ancora.
Una mappatura ragionata — su scala italiana, europea e mondiale — di gruppi di persone che abbiano deciso di condividere, in vario modo, princìpi, ambienti, beni di vario genere e denaro, di comunità sperimentali — spesso ecologiste — dove si sondino le suggestive sfide di uno spazio vitale comune.

 

Manuel Olivares, sociologo di formazione, vive e lavora tra Londra e l’Asia.
Esordisce nel mondo editoriale, nel 2002, con il saggio Vegetariani come, dove, perchè (Malatempora Ed). Negli anni successivi pubblicherà: Comuni, comunità ed ecovillaggi in Italia (2003) e Comuni, comunità, ecovillaggi in Italia, in Europa, nel mondo (2007).
Nel 2010 fonda l’editrice Viverealtrimenti, per esordire con Un giardino dell’Eden, il suo primo testo di fiction e Comuni, comunità, ecovillaggi.
Seguiranno altre pubblicazioni, in italiano e in inglese, l’ultima e di successo è: Gesù in India?, sui possibili anni indiani di Gesù.

 

Leggine l’introduzione

 

Prezzo di copertina: 16.5 euro

 

Disponibile anche in formato Kindle