IIl saluto al sole (una recensione per “Barboni sì ma in casa propria”).

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Oggi abbiamo il piacere di condividere con i lettori di questo blog una recensione sul libro, in catalogo, Barboni sì ma in casa propria.
Il critico, questa volta (segnalo qui un articolo similare curato da Anna Manna), è l’amico poeta Plinio Perilli.
Buona Lettura!

Buddhagnomo e mammanarchico, psichedelico e sovranamente, bizzarramente utopico.
Sulla strada decentrata o narcisa di un Io/Mondo sperperato e assetato d’Amore.

Ad ogni nuovo libro di Manuel Olivares mi è sempre più chiaro un indubitabile dato di fatto, suo e forse anche nostro. Che il sentimento della Giovinezza è un valore, diciamo pure un mito, una necessità progressista da cui è difficile disfarsi. Ergo, di conseguenza: la giovinezza è un’energia, un destino, un’investitura maiuscola (e imperitura) che probabilmente nulla ha a che fare né con l’anagrafe né con la nostra povera, inesorabile “carriera” di persone adulte, cioè rapite, inghiottite dai ritmi e dagli esiti inesorabili, appunto, della crescita, dell’età, dell’esperienza via via incrostata, incistata in sempre nuovi e progressivi decenni…
La Giovinezza è per se stessa un Viaggio – mai breve eppure rapidamente lunghissimo, di cui essa stessa è al contempo il veicolo, il viaggiatore e la strada, il bagaglio, il vestito e l’itinerario, il sogno e il bisogno…

Io ora vivo nomade
e forse per questo,
i piedi liberi da radici,
ho la saltuaria gioia di riprendere fiato.

Una Giovinezza che resta sempre, anche qui, l’unico e il solito punto di partenza, ma anche d’arrivo (dunque di felice e allertata, allenata ripartenza)… Partenza, Départ: il gran saggio e massimo, sempiterno nume tutelare d’ogni giovinezza poetica, Arthur Rimbaud, le dedicò uno degli snodi lirici più belli delle Illuminazioni:

Visto abbastanza. La visione s’è trovata in tutti i climi.
Avuto abbastanza. Voci confuse di città, la sera, e al sole, e sempre.
Conosciuto abbastanza. Le pause della vita. – Oh Voci confuse e Visioni!
Partenza in affetto e rumore nuovi!

Voci confuse e Visioni, Affetto e rumore nuovi… Noi – anche noialtri – ripartiamo sempre e solo da qui. Manuel lo sa, e affastella il suo zaino lirico di Voci e Visioni (non meno emotive che memoriali!), brani spesso squisitamente lirici che paiono usciti da un diario insieme zen e contro-intellettuale, insomma da un reportage lirico-narrativo di Jack Kerouac o del suo amico Allen Ginsberg:

Ho visto un uomo cadere da un aereo e diventare un’aquila,
ho visto il bottegaio sotto casa vendere la propria moglie ai
protestanti di Denver.
Ho visto la vita guardarmi negli occhi,
esistere là dove si ostina in pace, crescendo,
il diverso.

Ma nello zaino di Manuel, disordinato e pieno zeppo di idee non meno che di cose, non ci sono solo Voci e Visioni – c’è soprattutto l’Amore, sublimato, dice lui, tra le sue più diroccate propaggini:

Si sublima tra le mie più diroccate
propaggini;
sfuma alle nostre spalle
la loro decrepita desolazione.
Ma poi tutto svanisce e
vorrei solo sperperarmi
per “vivere di sfuggita”.

*********

E dunque Voci, Visioni, Affetto, Rumore e specialmente Amore… Ho visto la vita guardarmi negli occhi…
Un amore che sfoga e anela, certo, i suoi momenti anche fisici – ma che vi equipara nobilmente la pura ansia della più pura, purissima adesione sensibile:

Entrai una mattina nel vano dove insegnava. Si sentiva la sua voce squillante e poderosa da fuori la porta. Stava intonando i mantra del surya namaskar, un complesso di esercizi yogici più comunemente conosciuto come “il saluto al sole”.

Amore/amicizia (chissà perché l’Occidente non ammette tali nobili, doverose trasfuzioni!) cui forse qui Manuel è riuscito, ha saputo dedicare le sue pagine credo più belle; quelle cioè di tutto l’incontro e la storia tra vere anime con Sobala (Sobala = “donna forte”), indimenticabile creaturata creatura:

…Sobala sta entrando nella mia vita. Non mi preoccupo del suo matrimonio, di come riuscirò ad evitare conseguenze spiacevoli quando sarò nuovamente a Varanasi. Con il passare dei giorni, delle settimane e di qualche mese sono contento di vedere crescere, a passi piccoli ed un po’ incerti, questa nuova creatura – la nostra relazione, in una fase ancora “virtuale” – e di sentire come, nel frattempo, mi sto gradualmente trasformando. Mi sento protagonista di una lenta ma evidente metamorfosi, sull’onda di quella sensazione di pulizia interiore che provavo al suo fianco. È come se da bruco stessi lentamente diventando una farfalla…

Un libro insomma di anime e di corpi – dove sempre il corpo smarrisce o ritrova l’anima che anela, e viceversa. E dove ogni ebbrezza urge salvifica, lancinante e suprema:

Il mito verrà, pensavo un tempo.
E il mondo sarà salvo
e Mammanarchia purificherà il pianeta.

No!
Oggi no!
L’odio e le celle dell’anima che pullulano di grida.
E la sua luce che irradia dalla parte sinistra del cranio.

Ci sarà salvezza!
Qualcosa mi protegge, mi sussurra: non temere!

Sono forse i brani e gli snodi più belli, dove la storia di una crescita, di un cercarsi dentro, di un voler realmente maturare – cambiare – supera, conflagra e annette ogni mera vis diaristica, per affrancare e liberare nobilissima energia mentale, vorrei quasi dire un ossimorico, redento turgore spirituale:

Mi piace pensare di riuscire a prendere le distanze dal teatrino dell’ego, dalle tante maschere dell’Occidente, dal putridume borghese che ho ritrovato di recente in un matrimonio italiano e che mi ha rinfrescato le ragioni del mio rifiuto di ventenne. Del mio rifiuto di inserirmi in un mondo per troppi aspetti inutile e sufficientemente malato per dimenticare di mantenere vigile l’attenzione ed evitare il contagio. Un rifiuto, in principio, ingenuamente attivo che si è poi sostanziato nel desiderio di osservarlo, conoscerlo a fondo il mondo, per giungere al momento e trovare la forza, un giorno, di superarlo, nell’accettazione del successivo mistero.

E poi c’è la scelta o elezione di questo continente, l’India, che davvero (come già fu per Hesse, ma anche per Ginsberg, e non pochi altri),…..

Ho compreso presto che entrare nel corpo di Sobala era per me entrare nell’India come in un corpo di donna. (…)
Colsi subito, della dimensione tragica ed estatica del suo popolo, il modo di gesticolare, di sporgere le labbra e strabuzzare gli occhi. Compresi presto che l’India non ti lascia mai da solo, a meno che tu non lo voglia esplicitamente lasciando che lei ti apra le prospettive sconfinate e un po’ terrifiche dell’ascesi.

Ma andiamo avanti, ancora più avanti… Considerando ora per esempio l’importanza – qui perfettamente adempiuta – della componente autoironica… Un’autoironia franca ma mai smargiassa, denudata, speziata di un sano, sacrosanto humour ondivago, metà sarcastico metà sapienziale: e tutto questo già nel titolo, che la dice lunga quanto a tono, rito, metodo, e sorvolo… Barbonì sì ma in casa propria (Viverealtrimenti, 2011, pp. 122, Euro 13,00). Con un sottotitolo, se possibile, ancora più corroborante: “Ciarpame psichedelico, buddhagnomo, mammanarchia ed altre storie”…

Ciarpame psichedelico è una creatura del cuore della notte. Si aggira sola tra il lampeggiare aranciossessivo dei semafori.
Non so se lo incontrerò ancora. Se lo vedrò evanescente nel cupore dei palazzi di cartone, se gli darò ragione o lo inseguirò urlando, cercando di tagliargli le radici.

Un modo forse sottilmente creativo per ribattezzare il proprio Io (& affini) con un altro più brioso e gustoso patronimico & stilema, nel background contro-scenografico di ogni (inquinatissima) metropoli occidentale:

Voglio tornare dove la metropoli agonizza e si sperde.
Lì chiamerò ad alta voce Ciarpame Psichedelico,
sconclusionato maestro dei crepuscoli metropolitani
e gli prometterò di ignorare le scorie dei ricordi.
Lui sicuramente verrà, uscirà dalla quarta classe di una scuola superiore.
Avrà il sole negli occhi e mi indicherà un orizzonte scarlatto
dove smuoiono, intrappolate, le memorie.

Ricapitoliamo: Voci, Visioni, Affetto, Rumore, Amore, (auto)Ironia… Ma tutto questo sottende, si capisce, un’accanita seppur gioviale componente psicologica – forse è troppo dire psicanalitica, ma funge come tale… Psicologia, inevitabile psicologia, magari anche per diffidarne – e lievitarla, trasfigurarla a piccola-grande metafora, tanto mentale che coloristica:

Mi porto dietro una dimensione
che posso dividere solo con poche persone.
È una linea nera che procede
nell’uovo luminoso della coscienza.

La mia sorella mai nata si sporge dall’utero buio.
Mi guarda ed è una creatura aliena
ma sa tutto di me, e mi dice… e ride!!!

Psicologia. Psicologia in atto e briosa ansia in progress… Poco importa ora stabilirne la qualifica scientifica… Carl Gustav Jung, nei Tipi psicologici, indaga da par suo l’atteggiamento dell’inconscio, e perfino si prova a stilare una strana casistica dei tipi sentimentali (introverso, estroverso…): “Ogni tendenza repressa conserva dunque un importante potenziale energetico, corrispondente alla forza istintiva, e conserva la sua efficacia malgrado la sottrazione di energia che l’ha resa inconscia. Più l’atteggiamento conscio estroverso è completo, più l’atteggiamento inconscio è infantile ed arcaico.”…
Beh, questo è un libro tutto giocato sulla forza istintiva, ed ogni guizzo o grumo inconscio, infantile o arcaico che sia, riscatta alla fin fine una grande sincerità, chiarezza, diciamolo pure: armonia cognitiva, ed esistenziale

“E qualcosa rimane, tra le pagine nere e le pagine chiare… – cantava non pochi anni fa il De Gregori di Rimmel…
Sì, davvero anche qui qualcosa resta – ed è questa ininterrotta, affettuosa e bonaria (pure se si finge o si ritrova incacchiata) Vendita di Utopie… Forse il vero Venditore di Utopie è colui il quale cerca intanto di propinarle anzitutto a se stesso…

…Il mio mestiere è anche quello di vendere utopie. Ho iniziato quasi per caso, contattando il carnalitoso Angelo Quattrocchi e la sua scassata-incazzata-psichedelogena casa editrice Malatempora. Vendere utopie può trascinare in contesti e situazioni da “letteratura vivente”…

Tutte esperienze vissute sulla mia pelle! – esclama il Manuel più o meno nel bel mezzo del suo libro/non-libro…
Accelerare insomma l’estro e la pulsione surreale, la valenza e fuga irreale – ma proprio e solo per purificare, e meglio rendersi accetto, un nuovo, più libero e conscio approdo di Realtà… Sembrerebbero – pensate! – dettàmi ultrafreakkettoni, puro vangelo beat, integre pose e accaniti credi radicali: e invece annidano lontani, nel bisogno estremo di ogni giovane scrittore di sentirsi ben più vero e più giusto, degno insomma di cosa scrive, e di come lo scrive (e prima ancora lo vive!):
“Chi afferra la massima irrealtà plasmerà la massima realtà”… Lo scriveva già Hugo Von Hofmannsthal nel Libro degli amici (1922), un altro grande scrittore mitteleuropeo che, sulle ceneri dell’Austria Felix si adoperò perché “lo spirito diventasse vita e la vita spirito”… Più o meno negli stessi anni, un’esperienza consimile accadde ad Hermann Hesse (anche il Siddharta uscì nel ’22 – e il suo primo, lungo viaggio in India risale al 1911), al suo apprendere e perseguire la parola dell’Unità, “al di sopra del fluire delle forme”…

*********

Ecco, una delle cose più belle e “libere” di questo libro fascinosamente arruffato, libero e aggrovigliato assieme, sono proprio questi lampeggiamenti inopinati ma assai profondi fra realtà e irrealtà – surrealismo più conscio che inconscio (ovverosia, perseguito, inseguito come una disciplina purificante e propiziatoria):

Il maestro ci dice sempre di andare dentro.
Sono andato dentro ed ho incontrato un deserto
dove il sole si era estinto.
Anna è un pianto senza bocca, senza corpo.
Continuo, sempre uguale a se stesso;
la sola espressione del vivente
su tutta la superficie.
Sono andato dentro e ho trovato desolazione,
miseria, vigliaccheria.
Sono andato dentro e sono morto
ai miei occhi.
Ora mi trovo come in un limbo;
scruto il passaggio delle nuvole bianche
e attendo…

Di quanti morti e rinascite, vive anche una giovinezza – e si rinsalda! Manuel non si nega nulla – inferno certo, vezzi paradisiaci, tragitti purgatoriali… per approdare al Limbo di Se Stesso e della sua età… Uomo anche lui in cerca, pellegrino del mondo e perenne discepolo di se stesso, On the road… Sulla strada del Mondo…
Con la sua Fede che sempre lo permea, lo fortifica e sempre lo snuda fragile, ma per fortuna fiero di ogni insicurezza…
Uomo e creatura di Fede – non importa che Gesù lo chiami Joshua o spesso neppure lo chiami, gli preferisca (sostituisca idealmente) Osho Rajneesh o simili:

Penso proprio  che se Joshua tornasse oggi
si metterebbe il deodorante biologico nei sandali
e dovremmo correre a ripescarlo, spettinato
e sudatissimo, in un rave party di Goa.
Allora non sarebbe più lui un pescatore di anime
né tantomeno uno scassapastore
e ci ritroveremmo sensuali alle nostre esistenze,
rapiti-trasognati in una coinvolgente storia…

… e Joshua sarà già ripartito e nessuno chiederà più di lui.

Visionaria o meno – sempre di Fede si tratta, se anch’essa, almeno, ci accetta adepti… Il saluto al sole resta forse il più bello e denso di questi gesti. Il sole in alto, pronto ad abbagliare e pulire di luce i nostri occhi. Il sole che noi salutiamo, e che sempre ci saluta. Ma anche quello che ci cova dentro, e aspetta e protegge ogni nuda, pulsante, espressione del vivente:
“Vengo a prenderti con ali  di farfalla, aspettami fiduciosa!”…

Plinio Perilli