Vivere insieme

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Vivere insieme

Di seguito il contributo di Macaco Tamerice, membro della Federazione di Comunità di Damanhur ed ex Presidentessa del GEN Europe al testo Comunità intenzionali, ecovillaggi e cohousing.

Buona lettura!

 

Manuel Olivares mi ha chiesto di preparare un contributo per questo suo nuovo libro. Suppongo per due ragioni: vivo nella più grande comunità intenzionale europea, “Damanhur”, da circa venticinque anni e sono stata, negli anni scorsi, la presidentessa del Global Ecovillage Network-Europe.

Dunque proverò a fare del mio meglio per esporre, dal mio punto di vista, l’affascinante tema delle comunità intenzionali e degli ecovillaggi cui possiamo oggi accostare anche le esperienze di cohousing che possono essere considerate, pur con proprie peculiarità, esperienze “moderatamente comunitarie”.

Il GEN è una rete, costantemente in espansione, di comunità intenzionali ed ecovillaggi che attraversa moltissime culture su cinque continenti. È una ONG formata da comunità e centri di ricerca il cui obiettivo principale è supportare lo sviluppo di insediamenti sostenibili nel mondo.

Il GEN ha ottenuto un riconoscimento dalle Nazioni Unite come membro consultivo della commissione ECOSOC.

Fondata nel 1975, Damanhur è un’ecosocietà composta da circa mille cittadini: una federazione di comunità ed ecovillaggi, imperniata sulla ricerca spirituale, con una struttura politica e sociale in costante evoluzione.

Parlando di comunità intenzionali ed ecovillaggi, salta subito agli occhi che oggi, con la profonda crisi della nostra civiltà, gli ecovillaggi stanno esercitando un appeal  crescente.

Stiamo vivendo in un periodo storico in cui molte certezze e valori tradizionali stentano a tenere il passo con i tempi e nuovi modelli o nuove interpretazioni sono urgentemente necessari.

Manuel inizia questo testo con una ricca panoramica storica del fenomeno comunitario attraverso i secoli per poi continuare presentando comunità ed ecovillaggi attualmente attivi nel mondo.

Non ho mai studiato, in profondità, la storia delle comunità del passato ma so che il movimento degli ecovillaggi sta riscontrando, negli ultimi quarantacinque anni, un buon successo, proponendo nuove forme del vivere insieme, in armonia con la natura.

Quando parliamo di ecovillaggi nell’ambito del Global Ecovillage Network (GEN), parliamo di insediamenti umani ecosostenibili che tendono a privilegiare e realizzare un approccio di tipo olistico.  Essi lavorano su quattro dimensioni della sostenibilità: planetaria, sociale, ecologica ed economica e sono costantemente in cerca di soluzioni nuove per i problemi cruciali dell’essere umano.

A livello sociale, ci sono tanti modi diversi di vivere insieme quanti sono gli ecovillaggi, pur in presenza di alcune basi comuni.

Gli ecovillaggi, in genere, utilizzano sistemi decisionali altamente partecipatori, tecniche di soluzione dei conflitti, di comunicazione e facilitazione ed un approccio attivo alla leadership, favorendo lo sviluppo individuale e valorizzando le diversità.

Un approccio etico e rispettoso della vita, in tutte le sue forme, è un altro leitmotiv della dimensione comunitaria ecosostenibile. Questo ispira tanto una spiritualità socialmente impegnata quanto una consapevolezza della salute personale e planetaria, nella ricerca di una connessione profonda con la natura e di un risveglio della coscienza.

La dimensione ecologica inizia con la produzione di cibo biologico e procede con la bioedilizia, l’utilizzo di energie rinnovabili, una saggia gestione delle acque potabili, di quelle di utilizzo agricolo e delle acque reflue.

Il confronto e lo scambio delle migliori pratiche ecologiche è un processo costante tra gli ecovillaggi.

Considerando ora la dimensione economica, il passaggio da un’economia socialmente ed ecologicamente cieca ad una sostenibile è chiaramente visibile negli ecovillaggi.

Questi, difatti, favoriscono il green business, i prodotti bioregionali, la solidarietà tra gli abitanti di uno stesso territorio.

Non solo, alcuni tra i più grandi ecovillaggi sono giunti a creare valute complementari  (non ne mancano esempi nel testo).

Riuscire a vivere insieme, come viene ben evidenziato nella sezione storica del libro di Manuel, è sempre stata un’importante sfida nella storia del genere umano. Questo potrebbe sembrare più facile in presenza di una condivisione di valori nell’ambito di una comunità — che sia un paese o una vera e propria comunità intenzionale.

Vivendo a Damanhur ho imparato molto al riguardo.

Damanhur è stata una fiorente comunità — che conta oggi circa 1000 cittadini — per oltre quarant’anni, grazie al fatto che le persone che ci vivono condividono un sogno comune, realizzando i propri sogni assieme a quelli degli altri.

Molte persone convergono sui più alti ideali dell’umanità ma poi, dovendosi confrontare con i piccoli-grandi problemi del quotidiano, hanno bisogno di collanti e strumenti per non perdere una prospettiva olistica.

In questo periodo storico, quando è chiaro che il sistema che ha governato il mondo fino ad oggi non potrà funzionare a lungo, sempre più persone si sentono attratte da soluzioni nuove mentre il bisogno di comunità è indubbiamente  crescente nella società di oggi.

Dopo decadi di cultura individualista, abbiamo perso il senso di appartenenza, cadendo in una spirale di crescente solitudine.

Oggi assistiamo al moltiplicarsi di movimenti di ispirazione comunitaria: dal movimento delle Transition Town orientate alla creazione di città più sostenibili, agli Hubs, gruppi di giovani imprenditori che scelgono di cooperare, invece di competere, per creare le giuste sinergie. Ci sono anche molte aziende che stanno cambiando drasticamente il loro approccio al business mentre molti nuovi movimenti mettono l’essere umano ed una relazione armonica con la natura al centro delle loro azioni.

A fronte di tutto questo, l’esperienza degli ecovillaggi non può non avere una cruciale importanza perché non solo i loro membri hanno trovato nuovi approcci per vivere insieme, pur a fronte delle inevitabili diversità ma soprattutto dimostra che questi nuovi approcci funzionano.

Ci sono ecovillaggi che stanno prosperando da oltre trent’anni, altri da oltre cinquanta, legittimando diversi modelli di vita in comune.

La comunicazione è uno degli elementi più importanti all’interno di una comunità, oltre al networking tra le diverse esperienze comunitarie. Idee, conquiste, sfide e prassi vincenti sono oggetto di regolare condivisione tanto nell’ambito di reti nazionali (in Italia abbiamo la RIVE: Rete Italiana Villaggi Ecologici) quanto nell’ambito di reti internazionali (ad esempio il già citato GEN). Queste organizzazioni creano opportunità di scambio a mezzo di meetings, mailing lists, social networks eccetera. Da diverso tempo il GEN Europe ha creato un database in cui è possibile non solo per gli ecovillaggi ma anche per esperienze similari divulgare idee e progetti. Questo offre alla società civile una nuova piattaforma da cui accedere ad interessanti innovazioni nell’ambito della sostenibilità umana, culturale, ecologica ed economica.

Vivendo a Damanhur per molti anni, ho imparato molto in merito agli esseri umani ed ai gruppi.

In una comunità tutti sono importanti ma nessuno è indispensabile.

È questa consapevolezza che permette alle persone di trovare il proprio posto nel corpo collettivo. Ciascuno sa di essere importante, soprattutto per le persone con cui vive assieme. Allo stesso tempo, ciascuno è consapevole di non essere una figura irrinunciabile, avendo così buone possibilità di evitare che la propria autostima sconfini in forme di egocentrismo o superbia. Gli altri offrono ad ogni comunitario uno specchio in cui possa ritrovare le proprie caratteristiche peculiari, i propri talenti (che chiaramente brillano in un piccolo spaccato sociale) ma anche i propri limiti.

Vorrei avviarmi alla conclusione di questo contributo con poche altre battute sul vivere insieme: alimenta una grande consapevolezza che porta alla libertà di realizzare che quanto viene considerato irritante in qualcun altro rappresenta spesso una parte di se stessi che non si vuole vedere.

Sembra una riflessione semplice ma induce una profonda rivisitazione del proprio essere e del proprio ventaglio di giudizi, dando la possibilità alle persone di cambiare, divenendo più autentiche ed aiutandole ad accettare la diversità.

I continui processi di feed-back nelle comunità aiutano il personal development dando un gusto ed un profumo speciali al vivere insieme, cosa che sappiamo non essere sempre facile.

Nel momento in cui le persone imparano quanto hanno da guadagnare dalla vicinanza di altri esseri umani, sono più inclini a vivere la diversità come una ricchezza piuttosto che un elemento di separazione, acquisendo una maggiore facilità nella soluzione dei conflitti.

I conflitti emergono naturalmente dove più di due persone esprimono un’opinione ma, di nuovo, imparare ad usare i conflitti come un’opportunità di crescita cambia la prospettiva, consentendo di trovare soluzioni creative.

Una collettività che osa fare errori, imparando da essi, favorisce gli individui che sono in grado di gestire i conflitti.

Dal mio punto di vista l’abilità nella gestione del conflitto è uno dei grandi risultati della vita in comunità e può rappresentare un esempio per l’intera società civile, specialmente se partiamo dal presupposto che siamo tutti parte di una sola famiglia umana.

Voglio condividere un’ultima considerazione circa le quattro dimensioni della sostenibilità, prima di lasciarvi  nuovamente alla lettura del libro di Manuel Olivares:

Nel Global Ecovillage Network abbiamo osservato che dopo alcuni anni di vita di una comunità con un numero sufficiente di persone coinvolte, indipendentemente dalla dimensione che è stata privilegiata all’inizio vi troverete realizzate tutte e quattro le dimensioni menzionate. Esse, del resto, sono fortemente interrelate e legate ai fondamentali bisogni dell’uomo.

Dal mio punto di vista la spiritualità, intesa nel senso più ampio del termine, può essere un’importante base di partenza, esprimendo un profondo rispetto per la vita in tutte le sue forme. Di qui, cercare modi migliori per vivere insieme, per implementare la qualità delle relazioni interindividuali, per migliorare se stessi e la realtà, ecologica ed economica, che ci circonda, diventa del tutto naturale.

Per me, la comunità rappresenta un frattale dell’unità dell’essere!

 

Macaco Tamerice

 

Quindici anni di studi — in biblioteca e sul campo — sul vivere insieme.
Il quarto di una fortunata serie di testi sull’universo comunitario, ogni giorno più multiforme. Un excursus che, dalle prime comunità essene, giunge alle contemporanee esperienze di cohousing tentando di non trascurare nessuno: esponenti radicali della riforma protestante, socialisti utopisti, anarchici, hippies, kibbutzniks, ecologisti più o meno profondi, new-agers, cristiani eterodossi, musulmani pacifisti e altro ancora.
Una mappatura ragionata — su scala italiana, europea e mondiale — di gruppi di persone che abbiano deciso di condividere, in vario modo, princìpi, ambienti, beni di vario genere e denaro, di comunità sperimentali — spesso ecologiste — dove si sondino le suggestive sfide di uno spazio vitale comune.

 

Manuel Olivares, sociologo di formazione, vive e lavora tra Londra e l’Asia.
Esordisce nel mondo editoriale, nel 2002, con il saggio Vegetariani come, dove, perchè (Malatempora Ed). Negli anni successivi pubblicherà: Comuni, comunità ed ecovillaggi in Italia (2003) e Comuni, comunità, ecovillaggi in Italia, in Europa, nel mondo (2007).
Nel 2010 fonda l’editrice Viverealtrimenti, per esordire con Un giardino dell’Eden, il suo primo testo di fiction e Comuni, comunità, ecovillaggi.
Seguiranno altre pubblicazioni, in italiano e in inglese, l’ultima e di successo è: Gesù in India?, sui possibili anni indiani di Gesù.

 

Leggine l’introduzione

 

Prezzo di copertina: 16.5 euro Prezzo effettivo: 14 euro