Ecovillaggi, riconoscimento giuridico e lavoro: intervista a Coboldo Melo

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Ecovillaggi, riconoscimento giuridico e lavoro: intervista a Coboldo Melo

Coboldo Melo è l’attuale Presidente del CONACREIS, di cui segue una rapida presentazione:

 

Il Coordinamento Nazionale Associazioni e Comunità di Ricerca Etica, Interiore e Spirituale é un’Associazione di promozione sociale a carattere nazionale  (www.conacreis.it).

Il progetto è nato nel 1996, l’associazione è stata costituita nel 1998 ed è iscritta al Registro Nazionale APS con il n.18 – Decreto Ministeriale n.DPSP/R1/281/ASS del 31 Maggio 2002, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Direzione generale del Volontariato, dell’Associazionismo sociale e delle Politiche giovanili.

CONACREIS si propone come punto di incontro di associazioni, singoli, operatori olistici, ecovillaggi e comunità che operano nell’ambito della ricerca interiore e delle discipline olistiche e che sono animati da forti ideali di carattere etico e spirituale.

L’associazione fornisce consulenze e primo aiuto nella costituzione di un’associazione, propone corsi di formazione per la gestione amministrativa, garantisce supporto tecnico e legale e aggiornamenti periodici sulle disposizioni e normative che interessano il mondo delle Aps.

I soci usufruiscono di un sistema di copertura assicurativa, richiesta dalla legge, che permette di usufruire anche dei servizi offerti dalle associazioni aderenti, attive nel circuito nazionale.

Le associazioni che aderiscono al CONACREIS sono dotate di propri rappresentanti legali, sedi di rappresentanza ed eleggono organismi interni che garantiscono la partecipazione degli iscritti.

D. Caro Coboldo, nel 2003 (quando ho pubblicato il mio primo libro: Comuni, comunità ed ecovillaggi in Italia, cui ha fatto seguito, nel 2010, Comuni, comunità, ecovillaggi) il termine ecovillaggio era quasi sconosciuto al grande pubblico.

Oggi ― dopo che nel giro di 13 anni sono stati pubblicati diversi libri, realizzati siti web, pagine e gruppi sui social networks ― il termine è uscito dalla penombra.

Puoi innanzitutto offrirci una breve panoramica per darci un’idea di quale sia la consistenza, oggi, del mondo degli ecovillaggi in Italia?

R. La consistenza del mondo degli ecovillaggi è ancora tutta da verificare: come si usa dire è un ambiente assolutamente magmatico, perché le intenzioni impiegano spesso alcuni anni prima di addensarsi in progetti veri e propri; una condizione dovuta anche alla mancanza di riferimenti legislativi e urbanistici e appesantita dall’economia incerta che spesso caratterizza questi progetti. I pochi dati relativi alle intenzioni dichiarate indicano alcune decine di progetti nei quali potrebbero essere coinvolte poche migliaia di persone.

D. Sappiamo che non tutte le realtà comunitarie ― eco-sostenibili e non ― sono oggi federate nella RIVE e nel CONACREIS. È corretto pensare che la RIVE ed il CONACREIS raccolgano la maggior parte delle realtà comunitarie italiane? In che rapporti siete con le realtà non confederate?

R. A realtà consolidate come CONACREIS e RIVE sono iscritti gruppi o entità bene impostati.

Gli incontri di carattere nazionale, come festival o altro, rappresentano ancora la migliore occasione per confrontare esperienze e soluzioni o, semplicemente, per assumere informazioni.

 

D. Pur se in rapida crescita, il mondo degli ecovillaggi è ancora marginale. Che misure state prendendo per farlo “uscire dalla nicchia”?

 

R. Il testo della nostra proposta di legge, condiviso e sostenuto dalla RIVE, contiene un chiarissimo riferimento agli ecovillaggi. Una legge dedicata potrebbe favorire la visibilità di questo tema, con le relative soluzioni e garanzie di legalità, anche se oggi gli strumenti più efficaci per uscire dalla nicchia sono rappresentati dalla comunicazione tramite social network.

Ecco di seguito quanto scritto nell’introduzione della proposta di legge “Riconoscimento e disciplina delle comunità intenzionali” n. 2250 presentata da Mirko Busto, deputato del M5S.

Il testo è stato rivisto e aggiornato da CONACREIS e RIVE e ora è depositato in Parlamento:

“… Il riconoscimento giuridico di questi soggetti intende affermare l’esistenza di un modello sociale, economico e di valori che costituisce un patrimonio importante per lo Stato e per il territorio nel quale sono insediate quelle comunità di vita che si costituiscono intorno a uno scopo, a un progetto e per questo definite «comunità intenzionali». E’ opportuno ricordare il ruolo svolto da molte comunità, intese come sensori dei bisogni del territorio, nella tutela, recupero e valorizzazione di aree spesso marginalizzate, nel riutilizzo di infrastrutture, nel recupero delle consuetudini che erano alla base degli usi civici, nella naturale predisposizione a operare in varie forme di volontariato… Ad oggi, le comunità intenzionali si manifestano attraverso formule e definizioni differenziate.

Sono definite ecovillaggi, le realtà che operano prevalentemente in aree rurali, il cui progetto prevede la conversione ecologica in tutti gli aspetti della vita, riferibili alla dimensione economica, ambientale, sociale e culturale.

Non meno interessante risulta la presenza di comunità intenzionali in contesti urbani, oggi molto diffusa nei Paesi del nord Europa, indicati con il termine co-housing, le quali sopperiscono nelle città, in particolare nelle metropoli, alla riduzione della quantità e della qualità delle relazioni interpersonali e al fenomeno altrettanto preoccupante delle difficoltà economiche che riguardano un numero crescente di famiglie tradizionali…”

D. Con quali partners ― istituzionali e non ― state avendo il dialogo più fruttuoso?

R. Lo stato attuale è semplice: l’unico interessamento viene dal mondo del M5S.

D. Una delle questioni più spinose riguarda il rapporto tra vita in un ecovillaggio e il lavoro. Non manca chi pensa, forse ingenuamente, che una volta che si va a vivere in campagna si può fare a meno ― o quasi ― di produrre reddito. Questo, fatti salvi alcuni casi di scelte particolarmente radicali, difficilmente aiuta in una crescita di scala.

Come pensate dunque si possa affrontare la questione lavorativa nel movimento degli ecovillaggi? Io penso vada organizzato quanto prima un incontro dal titolo: Ecovillaggi e lavoro.

 

R. Ottima idea per un futuro convegno. Il tema è sempre importante e delicato e, infatti, la proposta di legge prevede alcuni interventi che riguardano proprio il tema del lavoro e dell’economia. Ecovillaggi e comunità si basano su una concezione non speculativa del lavoro che è inteso piuttosto come elemento formativo e di crescita umana fondamentale per le relazioni sociali.

 

D. Quali rapporti avete con il movimento degli ecovillaggi a livello internazionale?

 

R.  La nostra dimensione nazionale favorisce il confronto con movimenti attivi in Italia, come transition town e co-housing o gruppi di opinione come “Italia che cambia”, anche se ci sono spazi di discussione che coinvolgono Gen Europe/International.

 

D. Quanto pensi sia importante che il movimento degli ecovillaggi implementi il coinvolgimento di persone cosiddette “normali”, non mosse da particolare “rifiuto del mondo”, creando in questo modo i presupposti per una più facile crescita di scala?

R. L’interesse potrebbe essere più ampio del previsto, perché in grado di coinvolgere socialità e pubbliche amministrazioni, in particolare dei piccoli centri urbani e rurali. Per loro natura gli ecovillaggi non sono pensati così isolati o molto lontani dalle zone urbanizzate. In definitiva si tratta pur sempre di rispetto e in molti casi di recupero della terra, di buone pratiche ambientali e di piccole produzioni alimentari, artigianali e artistiche, con spunti interessanti per la tutela del territorio e il contrasto del degrado sociale e umano.

D. In ultimo, che genere di rapporti avete con movimenti come i “comuni virtuosi”, i gruppi d’acquisto e con l’esigenza, ormai molto comune, di muovere dalle città verso le campagne con l’obiettivo di vivere rapporti comunitari a maglie più o meno larghe e “facendo rete” con realtà affini? Quanto pensi possano essere di aiuto, in questo nuovo esodo, le tecnologie (penso, ad esempio, al “nomadismo digitale”, all’opportunità di lavorare da qualunque posto abbia un’efficiente connessione internet)?

R. Le tecnologie sono sempre più importanti, intese come strumenti di comunicazione, informazione e coinvolgimento nei vari progetti. Nonostante questi meravigliosi strumenti, resta fondamentale l’incontro diretto delle persone e la reciproca narrazione di esperienze, idee, obiettivi e progetti. Nonostante la rapidità e facilità di collegamento, la comunicazione rimane un mondo da esplorare e occorrono spesso più incontri per approfondire temi che, diversamente, rischiano di generare più fraintendimento checondivisione.

Gli incontri e i momenti di confronto dedicati al tema delle reti e, oggi, delle reti di reti sono fondamentali.

Noi di CONACREIS cerchiamo di partecipare a più eventi possibili e riserviamo a nostra volta spazi di confronto nelle nostre iniziative regionali e nazionali; allo stesso tempo lavoriamo al sito web e ai social dedicati ai temi associativi, che comprendono evovillaggi, proposte di legge e tutte le iniziative che possono essere messe in luce grazie alla discussione in rete.