Gesù Cristo: l’Unto (Kreistos), il Messia, Sayīdnā Īsā

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Gesù Cristo: l’Unto (Kreistos), il Messia, Sayīdnā Īsā

Di seguito, un bel contributo dell’amico Maurizio Luzi, grande studioso di religioni comparate e membro della Confraternita Sufi Burhaniyya da circa 30 anni, su una figura di cui ci siamo abbondantemente occupati nell’ambito del Progetto Viverealtrimenti e cui abbiamo dedicato il testo Gesù in India?

Il contributo, essendo piuttosto impegnativo, si svilupperà in tre post consecutivi, per dare ai lettori la possibilità di approfondire i contenuti, seguendo i link ipertestuali e non trascurare le note a piè pagine.

Le opinioni espresse in questo post sono personali.

Fate un bel respiro e, al solito: buona lettura!

 

La questione del Cristo è una delle più difficili da trattare; la si dovrebbe, in realtà, addirittura collegare anche a tutta la dottrina degli Avatâra dell’Induismo[1].

Inoltre il Messia e la Shekinah, nella Tradizione della Qabbalah ebraica, hanno un rapporto assai stretto, fino ad arrivare talvolta ad un’identificazione; e nella Tradizione esoterica islamica il Metatron ebraico (complementare della Shekinah) viene di fatto assimilato a er-Rūħ, ovverossia “lo Spirito” nel senso totale”, dal quale discendono tutte le manifestazioni profetiche.

Peraltro Il Cristianesimo ―ovvero la sua Tradizione Spirituale [La Nuova Alleanza]―[2] (da lui “comunicato” attraverso la Rivelazione dell’Injīl [= il Vangelo Originario, in lingua aramaica]), viene “fondato” ufficialmente dagli Apostoli[3]. Ed infatti le “Lettere”, gli Atti degli Apostoli e l’Apocalisse sono dei supplementi successivi alla Rivelazione vera e propria.

Un’importante considerazione, in ogni caso, deve essere rivolta alle “testimonianze” storico-sociali ed ai documenti disponibili concernenti la Vita del Cristo; ma è proprio su tale terreno che purtroppo sorgono le perplessità, le ipotesi e le dispute, giacché davvero scarse sono le attestazioni, gli scritti, le eventuali “prove” di cui possiamo disporre.

Sicuramente la preminenza spetta alla diretta documentazione cristiana, sebbene risulta evidente che non solo essa è assai “di parte” e “selezionata”, ma pure parecchio limitata dai fini escatologici, teologici e perfino politici. Però le altre informazioni “esterne” sono rare, e sovente frammentarie o incerte.

Nelle linee più generali sappiamo soltanto che Gesù nasce ebreo da parte della Santissima Madonna (dalla Tribù di “Giuda”), ma totalmente libero da parte del “padre” (cioè lo Spirito Universale), viene battezzato da suo zio (Giovanni Battista) ―il profeta guida della Confraternita degli Esseni― e, dopo una abbastanza ristretta predicazione in Palestina, [4] viene assunto in Cielo:

  1. per la stragrande maggioranza dei “cristiani” risorto subito dopo la morte in croce (ed una brevissima permanenza in una tomba);
  2. per una categoria limitata di esegeti e vari seguaci, ―per lo più di moderna composizione―, sopravvissuto al martirio della crocefissione, dopo essere rimasto un po’ di tempo con i suoi discepoli; [5]
  3. per i musulmani invece senza aver subito né una qualche uccisione né la crocefissione, forse viene assunto in cielo nei giorni successivi.

 

Il dibattito sul Vangelo

 

Il Vangelo Originario, probabilmente un “Rotolo” scritto in aramaico[6], è scomparso misteriosamente già durante il primo Secolo; al suo posto ―oltre trecento anni dopo― ne sono stati scelti 4 tra circa i 300 che esistevano a quell’epoca.

Il Vangelo è stato scritto in Greco ed in Latino, che sono ―rimaste a lungo fortunatamente― Lingue Liturgiche: e ciò è assai importante. La Lingua Liturgica infatti, pur essendo un sostituto della Lingua Sacra,[7] consente di mantenere, almeno in parte, una notevole efficacia nel Rituale della Religione.

Però ciò può comportare pure una seria limitazione nell’Ecumenismo reale nell’insegnamento della dottrina, ma soprattutto della pratica osservante. Tant’è vero che sussistono significative differenze nell’applicazione dei Sacramenti tra i Cattolici, gli Ortodossi e i Copti (per non parlare delle molteplici diramazioni del Protestantesimo). Ci asteniamo dall’intervenire sulle attuali Lingue “Profane”.

Comunque, almeno dal punto di vista “scientifico”, non si possono passare sotto silenzio o minimizzare i Vangeli Apocrifi o altre Tradizioni minori.

Alla fine del 1945 in un cimitero vicino alla città di Nag Hammadi, in una giara chiusa ermeticamente, furono ritrovati 13 libri rilegati in pelle, scritti su fogli di papiro nell’antica lingua copta dell’Egitto agli albori del Cristianesimo. Il Museo Copto del Cairo accertò poi che in realtà erano copie di opere molto più antiche scritte in greco, perché contenevano narrazioni anteriori al 50 a.C., e che confluivano in quella Tradizione in seguito chiamata Gnostica. Nei 52 trattati sono inclusi svariati testi religiosi ―intrinsecamente cristiani ma con sfumature ebraiche―, tra cui certi “Vangeli” sconosciuti, nei quali ci sono parecchie informazioni inedite, per esempio, sulla Crocefissione e sul rapporto di Gesù con Maria Maddalena.

Due anni dopo, nel 1947, furono scoperti i cosiddetti Manoscritti del Mar Morto, nei vari dintorni di Qumran: in 11 differenti grotte furono raccolti circa 500 manoscritti ebraici e aramaici, tra cui brani del Vecchio Testamento e numerosi documenti di cronaca, di costume e rituali praticati dall’organizzazione iniziatica degli Esseni. Erano stati nascosti durante la rivolta ebraica contro i Romani, tra il 66 e il 70 d.C., e mai più recuperati.[8]

Oggi dunque sappiamo che nei primi secoli dopo Cristo i Vangeli erano tanti. Solamente dal 367 d.C. il Nuovo Testamento cominciò ad assumere la forma ufficiale; ed i 4 Vangeli Canonici, dopo il Concilio di Nicea (325), vennero ratificati dal Concilio d’Ippona (393) e dal Concilio di Cartagine (397), ed approvati definitivamente addirittura al Concilio di Trento (1546). Cosicché è lecito affermare che il Cristianesimo (sia cattolico che ortodosso, ed anche anglicano) attualmente estrae dai vari Vangeli gli episodi più attraenti e li fonde in un’unica storia manipolata ed abbellita che nessuno ha mai accertato o elaborato.

I Vangeli riconosciuti dalla Chiesa cristiana sono la predicazione, il kerigma messo per iscritto, del Profeta Gesù. Non sono una “storia” obiettiva ―e il titolo stesso, cioè Vangeli, ne è l’espressione― ma una testimonianza di credenti che guardavano a Gesù come un Signore Risorto, e non come a una figura del passato. Eppure la questione storica è di estrema importanza, perché le vicende di Gesù altrimenti potrebbero essere soltanto un mito o una favola.[9]

Non solo sono stati scelti soltanto alcuni Vangeli ispirati, fra le numerosissime redazioni che si andavano diffondendo,[10],  ma pure ―come afferma il Qorano― di fatto anche i Cristiani hanno alterato o addirittura nascosto parti del Libro.

I 4 Evangelisti riconosciuti dalla Chiesa cristiana sono: Marco, Matteo, Luca, Giovanni. Ma nessuno di essi è stato effettivamente testimone oculare.

Oltre tutto i primi e contemporanei Discepoli di Gesù erano quasi tutti analfabeti, fatta eccezione per alcuni ebrei istruiti che si aggregarono e poterono trascrivere circostanze importanti.

Il Vangelo di Marco ―cugino di Barnaba (vero testimone)― è probabilmente il più antico. Secondo Papia, vescovo di Gerapoli verso il 140 d.C., Marco basò il suo Vangelo sulle reminescenze di Pietro e scrisse dopo la morte di quest’ultimo, per dare una forma stabile, leggibile, agli eventi, in vista della scomparsa della prima generazione di credenti alla “buona novella”.

Fra l’altro ancora non è del tutto chiaro a chi è destinato il Messaggio di Gesù: mentre il Vangelo di Luca ―il medico di Paolo―, che è una versione ampliata di quello di Marco, è indirizzato anche ai lettori Gentili, il Vangelo di Matteofigura diversa da Levi d’Alfeo, il gabelliere― invece è di sapore decisamente giudaico, ed in questo senso raccomanda la “fede” non ai Gentili ma ai Giudei. Il Vangelo di Giovanni ―forse un discepolo dell’apostolo Giovanni, che portava lo stesso nome con il titolo “il Vecchio”―, che è l’ultimo (risalente attorno al 100 d.C.), è già impostato in maniera dottrinale e didascalico.

La prima versione non riveduta del Vangelo di Marco, secondo Clemente di Alessandria, fu scritta a Roma intorno al 66 d.C. quando gli ebrei della Giudea erano in rivolta contro gli occupanti romani e venivano crocefissi a centinaia o a migliaia, come durante il periodo in cui visse il Messia.

In esso, per esempio, non si fa menzione dell’immacolata concezione ―e il Vangelo di Giovanni la ignora totalmente―, poiché era assai arduo dimostrarla quando gli stessi Vangeli indicano che Gesù aveva fratelli e sorelle. Matteo 1,18 e Luca 2,5 affermano che «Maria venne data in sposa» a Giuseppe, ma la parola originale ebraica “almah” ―tradotta poi con “virgo”― significava in realtà semplicemente “giovane donna”. La questione viene meglio chiarita nel II° secolo, quando Origene, il platonico cristiano di Alessandria, riferisce che, ne Il Protovangelo ―antichissimo testo scritto da Giacomo, il fratello di Gesù―, Maria era una delle 7 monache del Tempio di Gerusalemme, un’almah consacrata, e pertanto “vergine”.

Certo è il fatto che Gesù apparteneva alla stessa stirpe del Re David. Infatti le mogli dei sacerdoti Sadok e dei discendenti maschili di Davide avevano rispettivamente il rango di “Elisheba” (Elisabetta) e “Miriam” (Maria): perciò la madre del Battista viene chiamata nei Vangeli Elisabetta e la madre di Gesù si chiamava Maria.[11] Ma che fosse nazareno perché proveniva dalla città di Nazareth è sicuramente un errore di interpretazione: il termine è strettamente “settario” e deriva dall’ebraico nozrim, un nome collettivo a sua volta derivante da nazrie ha-Brit, “Custodi dell’Alleanza”, come veniva soprannominata la comunità essena di Qumran sul Mar Morto.[12]

Un discorso analogo si può fare sull’antica parola greca ho tekton, traduzione dal semitico naggar, che non significa affatto “carpentiere”, ma “esperto”, cioè erudito, “maestro” nella propria attività.

Oppure sulla “stalla” in cui nacque Gesù: nessun Vangelo ne fa menzione; anzi Matteo 2,11 afferma che il bambino Gesù giaceva in una “casa”; né deve apparire insolito che fosse deposto in una “mangiatoia”, che spesso era utilizzata come culla temporanea.[13]

Ed infine si deve badare bene ad interpretare termini come “figlio”, “fratello”, “sorella”, ed altri ancora, i quali, nella maggior parte dei casi, trascendono il loro significato letterale per assumere una valenza simbolica, e neppure meramente sentimentale.

Un ultimo fattore da inserire e da tenere correttamente in considerazione è che, nei primi tre secoli della sua propagazione, il Cristianesimo si sviluppa di fatto come un insieme di Turūq (plurale dell’arabo Tarīqah, ovvero “Sentiero”, “viaggio” ed organizzazione spirituale), vale a dire sostanzialmente come delle Confraternite Iniziatiche, ciascuna ordinata dai primi veri Apostoli ed in seguito guidata dai loro successori.[14]

Soltanto nel 314 d.C. l’imperatore Costantino il Grande,[15] che mirava ad una religione “mondiale” comune e unificata (cattolica), di fatto capeggiata da lui, ufficializzò la Chiesa Romana cercando di soddisfare tutte le fazioni influenti: e poteva farlo poiché sua madre Elena discendeva dalla stirpe regale di Giuseppe d’Arimatea[16]. Messo a tacere il prete libico Ario, nel 330 ribattezzò Bisanzio col suo nome, chiamandola Costantinopoli e dichiarandola capitale dell’Impero d’Oriente: proprio qui, al Concilio Ecumenico del 381, l’imperatore Teodosio eliminò la dottrina di Ario come eretica. E 50 anni dopo, nel Concilio di Efeso del 431, stessa sorte toccò a Nestorio, il quale però, sebbene condannato come eretico, non tardò a fondare a Edessa la Chiesa Nestoriana nel 489, quando oramai l’Impero d’Occidente era finito e l’arcivescovo Leone I° aveva già ereditato direttamente il titolo di Pontifex Maximus, in assenza di imperatori.

 

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[1] Nella quale diviene anche il “Kalkin” Avatâra il 10° e ultimo. Questi poi, secondo la tradizione tibetana, sarà di razza tartara, e, cingendo un triplice diadema (essendo “Signore dei Tre Mondi”), montato su un cavallo bianco, brandendo una “spada fiammeggiante”, sarà condotto alla città di “Chang Shambala” (nel nord del Tibet): da qui proseguirà, attraversando la Persia (l’Iran) e la Mesopotamia (l’Iraq), fino a giungere in Palestina.

[2] O “Nuovo Testamento” (in relazione al “Vecchio Testamento”, ossia la Tradizione Israelita).

[3] I quali, durante l’Ellenismo, lo diffonderanno nel Medioriente ed in Occidente, estendendolo al di fuori dell’Ebraismo.

[4] Pressoché due o tre anni. Mentre pochissimo o quasi niente si sa di un’altra assai discussa sua possibile “predicazione” in Oriente (v. anche nota successiva).

[5] Per altri poi neanche è salito al Cielo, ma ritiratosi in Oriente ha continuato ad insegnare la sua dottrina per circa una dozzina di anni fino alla sua morte definitiva; ed esisterebbero anche un paio di località dove sarebbe seppellito.

[6] La “Scrittura Sacra” ricevuta da Gesù Cristo. Attualmente tale lingua è paragonabile ad un “dialetto”.

[7] Una Lingua Sacra è una Lingua parlata da Dio Stesso, come il Sanscrito, l’Ebraico o l’antico Runico.

[8] Nelle sue Antichità giudaiche e Guerre giudaiche, Flavio Giuseppe racconta che per gli Esseni nel mondo perdura sin dall’inizio la lotta tra lo “Spirito della Luce” e lo “Spirito delle Tenebre”: lo scontro finale tra i Figli della Luce ―di fatto, Israele― ed i Figli delle Tenebre ―a quell’epoca identificati con i Romani― si sarebbe conclusa sulle “alture di Megiddo” (Har Megiddu), ovvero Armageddon.

[9] Infatti lo “storico” può soltanto legittimamente stabilire che la crocifissione di Gesù fu un fatto storico, ma non può dire che Dio si era incarnato in Cristo per riconciliare a Sé il mondo: da qui di nuovo l’importanza dei documenti, che tuttavia, come abbiamo già detto, sono molto pochi, eccezion fatta appunto per quelli stessi dei cristiani.

[10] La “Scrittura Cristiana” comprende i Quattro Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le Epistole e l’Apocalisse; il Qorano non menziona nessuno di questi Libri cristiani, ma afferma che ci fu un “Libro” divino rivelato a Gesù denominato Injīl, evidentemente un libro singolo e non una serie di vari libri. Sebbene i cristiani non ne sappiano nulla né riconoscono la sua esistenza, tuttavia ci sono negli scritti dei grandi personaggi dei primi secoli che affermano comunque che il Cristo ebbe effettivamente un Libro di nome “Injīl”.

[11] Il sostituto di Zaccaria ―zio di Maria― nel Tempio era il “sacerdote Abiatar”, ossia Simeone l’Esseno: è possibile che sia intervenuto un “rimaneggiamento” fra i due nomi, sicché (S)Im(r)eon(e) potrebbe derivare da *Imrān, o un nome simile. Cfr. poco più avanti.

[12] Anche nel Qorano i “cristiani” vengono chiamati naşāra.

[13] Diversi spunti li abbiamo ricavati dal libro di Laurence Gardner: La Linea di Sangue del Santo Graal, Newton Compton Editori, Roma 1997, che inoltre contiene una vasta bibliografia, e soprattutto tante “genealogie”.

[14] Il che spiega appunto le diverse impostazioni e le varie correnti spirituali, talvolta in contrasto fra di loro, talvolta eterodosse, e talvolta perfino realmente eretiche.

[15] Quando anche spostò arbitrariamente la data della nascita di Gesù al 25 Dicembre.

[16] Da Penardun, figlia di Anna (figlia di Giuseppe d’Arimatea), sposata con Marius, figlio del principe Arvirago (fratello del re Caractacus) e Giulia Venere (discendente dell’imperatore Augusto, nonché di Giulia, sorella di Giulio Cesare). Peraltro, il primo Vescovo di Roma, dopo S. Pietro, fu Lino (58-78), figlio del re britannico Caractacus.