La Rete Loyola; una breve introduzione.

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La Rete Loyola è un cammino di spiritualità e servizio sorto dalla proposta fatta dalla Compagnia di Gesù sul territorio bolognese.
Questa realtà è andata sviluppandosi nel tempo come comunità giovanile radunata intorno ad un desiderio profondo: il recupero e la valorizzazione della Relazione fondamentale.
La riscoperta dell’Altro avviene anzitutto mediante l’avvicinamento alla Parola.
L’Antico e il Nuovo Testamento costituiscono oggettivamente una tradizione letteraria, una raccolta dettagliata di testimonianze e relazioni che muta incredibilmente ogni volta che viene letta ed interpretata, mantenendo la propria vitalità in base all’unicità di chi la legge.
Per questo è stato detto che il Verbo si fece Carne, in quanto la parola è viva nella misura in cui si entra in autentica relazione con essa.
Utilizzando il concetto di liquidità delle relazioni sociali presentato da Baumann, si può considerare la Rete Loyola come un luogo in cui questo liquido relazionale prende la forma di tre contenitori, che costituiscono poi le tre tappe del cammino proposto mediante la spiritualità ignaziana.
La prima tappa è costituita dal gruppo ‘sete’ , aperto a chiunque sia incuriosito o abbia il desiderio di assaporare i testi biblici in forma esegetica e meditativa.
Le prime comunità cristiane erano composte da coloro che incontravano una storia, la storia di Gesù di Nazareth raccontata dai suoi discepoli, e rimanendone affascinati dedicavano tre anni a conoscerne lo stile , l’insegnamento, le connessioni con la storia individuale.
La prima tappa della Rete Loyola  è permeata da quello stesso clima di libertà, desiderio e ascolto e rappresenta il contenitore d’un liquido denso bisognoso di acqua che lo dinamizzi.
La seconda tappa del cammino comunitario mira a consolidare l’appartenenza della persona ad un equilibrio relazionale profondo mediante gli esercizi spirituali nella vita ordinaria (E.V.O.).
Trattasi di un anno di meditazione quotidiana individuale, arricchita con incontri settimanali di condivisione e  formazione riguardo il metodo di discernimento, teorizzato e praticato da S. Ignazio di Loyola, per mettere ordine nella propria vita e decidere passo per passo senza false motivazioni.
Questo secondo contenitore permette ad ognuno di recuperare la considerazione delle proprie emozioni profonde, individuarle e dar loro un nome, scoprendo così l’importanza e l’unicità del proprio nome e della propria storia.
Questa tappa fa sì che il liquido, prima agitato e confuso per il  lavoro interiore dovuto agli esercizi, diventi man mano sempre più placido e armonizzato grazie al ricordo e al recupero della consapevolezza di essere amati e voluti.
Ripensare al battesimo che le prime comunità cristiane celebravano può aiutare a comprendere il meccanismo di questa seconda tappa: il battesimo consisteva in una totale immersione nell’acqua in cui si voleva conoscere e riconoscere il vuoto del sepolcro, il buio dell’utero materno.
Il significato profondo di tale rituale era legato alla resurrezione, alla riemersione e ritorno alla vita come individui nuovi consapevoli e pacificati, pronti a ricevere lo Spirito Santo, che altro non significa sbilanciarsi verso l’Altro, passare, come rugiada, allo stato semi-gassoso della terza tappa della rete Loyola: il servizio.
La compagnia di Gesù propone in questo terzo contenitore tre anni di “scuola di servizio”, strutturati in un ciclo di formazione teologica, alternata alla partecipazione attiva in una delle comunità apostoliche formatesi negli anni: strada (gruppo che si riunisce la domenica sera per cantare e meditare il vangelo, mangiando assieme all’aperto, nelle vie bolognesi), panim (gruppo di preghiera, sostegno e compagnia in ospedale), pietre vive (gruppo che spiega la fede mediante le opere artistiche e fa conoscere gli artisti mediante la fede), indignabo ( gruppo di riflessione critica rispetto alla società contemporanea, che svolge il proprio servizio affiancando i ragazzi della comunità di prima accoglienza del Tribunale Minorile di Bologna), MEG (gruppo di catechesi e formazione sui valori cristiani rivolto agli adolescenti), body to grace (gruppo di teatro, per credere e servire mediante il corpo e la sua espressione), infine Tortuga (gruppo che svolge servizio di doposcuola e integrazione per le scuole medie del quartiere); quest’ultimo gruppo di servizio è frutto del desiderio di condivisione fraterna e apostolica di RUAH, una delle due esperienze di vita comunitaria studentesca residenziale presenti al centro Poggeschi, a Bologna, in via guerrazzi 14/e, sede della Rete Loyola.
Il Poggeschi dunque è il luogo fisico che ospita non solo le attività della comunità, ma anche chiunque voglia fare visita, in quanto vi sono  varie attività trasversali rispetto alle tre tappe, quali il cineclub, incontri a tema (es. cibo e spiritualità, quaestionesdisputae, ecc.), sala studio aperta a tutti, gruppi di preghiera e altro.
Per approfondire si consiglia di visitare il sito www.reteloyola.it.
Rimane da precisare che questo tipo di comunità vive grazie sì all’accompagnamento e agli insegnamenti dei gesuiti, ma soprattutto grazie al cammino che ognuno singolarmente sceglie di fare in virtù di un incontro, di una relazione più profonda, che libera da ogni dipendenza relazionale attraverso il dono di un senso di appartenenza al genere umano e permette ovunque di riconoscere la comunità indipendentemente dal credo, dalla razza, dal genere e orientamento, nella consapevolezza che nel rispetto dei limiti del passo, tutti siamo in cammino.
Unità nella pluralità: per noi cristiani la Trinità, della quale tutti per Amore facciamo parte.

Bologna, Maggio 2014
Mounira Abdelhamid Serra