Storia del fenomeno comunitario: comunitarismo ottocentesco negli Stati Uniti, tra eresia e utopia

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Storia del fenomeno comunitario: comunitarismo ottocentesco negli Stati Uniti, tra eresia e utopia

Se l’Europa, tra la seconda metà del Settecento e la prima metà dell’Ottocento è stato il ventre d’incubazione di molte filosofie e prassi comunitarie, è negli Stati Uniti che queste hanno conosciuto più o meno durature fioriture. Più precisamente, il movimento comunitario ottocentesco statunitense nasce come alternativa all’ideologia mercantilista, sull’onda di una reclamata garanzia di un benessere condiviso.
Ad un dilagante individualismo, i comunitari americani oppongono dimensioni di comunismo e cooperazione.
In questo l’istanza cristiana ha il ruolo prioritario, pur non eclissando del tutto la “cugina” socialista e finanche la pecora nera anarco-individualista.
Imperativo per tutti, religiosi e “illuministi”, il recupero del collettivo o, nel caso degli anarco-individualisti, la valorizzazione “difensiva” del piccolo gruppo.
Già sul finire del Settecento, dunque, fioriscono diverse comuni e comunità utopiche, formate da membri di sette separatiste europee convinti di poter realizzare, negli ampi territori del “Nuovo Mondo”, un “piccolo paradiso terreno”. Possiamo iniziare a citare, indicando la data di inizio dei diversi esperimenti comunitari:

— New Lebanon Society degli shakers (1787), un gruppo protestante, di matrice inglese, originato da quello dei quaccheri (rispetto ai quali differivano per maggiore spazio lasciato alla manifestazione delle emozioni ed alla teatralità dell’ispirazione divina).
L’esperimento, conosciuto dal 1861 come Mount Lebanon, ha luogo nello stato di New York ed ha un’impronta rigorosamente celibataria (pur non vietando, esplicitamente, il matrimonio), al punto che uomini e donne usano, negli stessi alloggi, oltre a stanze separate, porte d’ingresso e di uscita e rampe di scale diverse.
Del resto, la purezza virginale è una delle 4 virtù cardinali degli shakers, accanto al comunismo cristiano, alla confessione dei peccati ed alla separazione dal mondo. Mount Lebanon è di ispirazione per molti progetti simili, negli Stati Uniti e, quasi ovunque, gli shakers si distinguono per le loro abilità di contadini ed artigiani (in particolare di mobilieri) oltre che per essere ottimi musicisti ed architetti. Sul finire dell’Ottocento, il declino degli shakers (nel periodo di massimo splendore, il movimento conta circa 6000 membri) è irreversibile, alimentato dalle tentazioni delle città e del mondo. Il rigido celibato ha inoltre impedito loro, nel tempo, di crescere demograficamente, malgrado il tentativo di ovviare all’ “estinzione” attraverso una diffusa pratica dell’adozione.
Pertanto, oggi (2009) è rimasta attiva un’unica comunità shaker, Sabbathday Lake, nel Maine, con appena 3 membri.

― La Harmony Society, fondata in Pennsylvania da cristiani pietisti (“a vocazione esoterica”) capeggiati dal predicatore tedesco George Rapp (1757-1847) e traferiti negli Stati Uniti, dalla Germania, per sfuggire alle persecuzioni della chiesa luterana. Nasce formalmente il 15 febbraio 1805 ed ha come pratica fondante la messa in comune dei beni. L’esperimento — di ispirazione nonviolenta e, anche in questo caso, celibataria (almeno in via tendenziale) ― conosce presto un buon successo, arrivando a coinvolgere circa 800 persone. Nel 1814 il terreno su cui sorge l’insediamento — con chiesa, scuola e diversi laboratori ― viene venduto ad una colonia di mennoniti mentre Harmony si trasferisce nell’Indiana, dove ha modo di intrattenere diverse relazioni “di mutuo appoggio” con gli shakers. Dopo un altro decennio torna ad essere ubicata in Pennsylvania (particolare curioso: l’insediamento nell’Indiana viene venduto a Robert Owen che vi fonda, non a caso, “New Harmony”), poco distante dal luogo della sua prima fondazione, prendendo il nome di Ökonomie, “Economia”. In questa terza fase, sotto la guida efficace di Frederick Reichert, figlio adottivo di George Rapp, l’esperimento ha modo di prosperare, al punto di potersi permettere di ospitare anche un piccolo museo sui propri terreni.
Nel 1832 un’importante scissione segna una prima crisi, ad Economia. Frederick Reichert muore un paio di anni dopo anche in ragione del profondo dolore che, la stessa, gli ha procurato. Il controllo torna nelle mani di George Rapp che muore dopo circa 13 anni. Nel tempo, il mancato ricambio nella leadership della society, conseguenza ancora una volta della scelta celibataria, l’alto tasso di indebitamento che inizia a prendere corpo alla fine dell’800 malgrado Economia abbia continuato a lungo, dopo la morte di Reichert, a prosperare oltre ad una deleteria frammentazione dei membri porta al suo formale scioglimento nel 1906. Ancora oggi è possibile visitare le vestigia dell’insediamento dei seguaci di Rapp, protette in quanto National Historic Landmarks.

— Zoar (1817) fondata anch’essa da separatisti tedeschi, la cui teologia si ispirava, parzialmente, agli scritti di Jakob Böhme, perseguitati dalla chiesa luterana nel regno di Württemberg. Capeggiati da Joseph Bimeler, entrano in una fase di lento declino nel 1850, a seguito della sua morte. L’esperimento si conclude alla fine del secolo, con una divisione della proprietà tra i membri rimanenti.

Nel 1826 viene fondata la comunità quacchera di Kendal. Coinvolge 150 persone ma dura solo due anni.
Nel 1840 la fattoria comunista di Skaneateles. Novanta gli aderenti, 3 anni il periodo di durata.
Intorno al 1843 viene fondata Prairie Home, definita da Ronald Creagh, nel già citato Laboratori di utopia, “un caravanserraglio libertario”. Simpatica la definizione ma i risultati sono abbastanza deludenti. Pur coinvolgendo 130 persone, l’esperimento va avanti appena un anno.
Nello stesso periodo vedono la luce un paio di comunità che avrebbero invece avuto un particolare successo: Amana, nel 1843 e Oneida, nel 1848.

Quest’ultima, capitanata da John Humphrey Noyes, predicatore “licenziato” per eccesso di radicalità, è una sorta di “famiglia allargata”.
Chi entra deve cedere tutti i suoi averi alla “collettività”; vengono collettivizzati anche i vestiti.
Ciò che rende Oneida scandalisticamente celebre è la pratica del “matrimonio complesso”, sulla base della quale, abolita qualunque esclusività nei rapporti, ogni uomo può accoppiarsi liberamente con ciascuna donna ― consenziente — del gruppo.
Ovvio dire che questo le provoca non pochi guai ma ha una vita piuttosto lunga. Si scioglie, difatti, nel 1881 o, meglio, una parte dei suoi membri si impegnano a trasformarla in una limited (equivalente di una nostra Società a Responsabilità Limitata), tuttora operativa nel campo della vendita di oggetti in argento (principalmente posate) con il marchio Oneida ltd.
L’edificio principale della comunità di Oneida è diventato un museo aperto al pubblico, una sorta di “libro di pietra” sull’audace esperimento comunitario.
Non sono del resto mancate, negli Stati Uniti del diciannovesimo secolo, comunità spiritiste dopo che, nel 1847 «un certo Mr. Weekman invitò il Dr. John Fox e la sua famiglia ad ascoltare i messaggi dell’oltre-tomba e quando, successivamente, il quacchero Isaac Post ricevette dagli spiriti il codice del loro alfabeto» .
La più importante di esse, l’antesignana, fu Point Hope, dove si praticava anche il libero amore. Durò circa dieci anni.
Un personaggio importante, nella storia del comunitarismo americano, è senz’altro Josiah Warren, anarchico individualista, ispiratore di diverse comunità.
La sua esperienza comunitaria inizia, come è stato accennato, a New Harmony, dove vive per un certo tempo assieme a più di 800 persone, sviluppando presto un rifiuto per l’eccessivo comunismo della comunità oweniana.
Il comunismo, a parere di Warren, mescolando il privato ed il politico, viola l’individualità di ciascuno. Egli sostiene il valore della comunità risieda soprattutto nel nuovo tipo di rapporti interpersonali che si possono creare e che potrebbero essere estesi a tutta la società.
Allo stesso tempo, però, auspica la costituzione di «una microsocietà abbastanza numerosa da essere autosufficiente» .
I due esperimenti più celebri, ispirati da Warren a cavallo tra la prima e la seconda metà del diciannovesimo secolo, sono Utopia (a 35 miglia da Cincinnati) e Modern Times (sorta poco distante da New York). Entrambe, imperniate sull’unica regola della reciprocità degli scambi, ovvero sul principio dello scambio-lavoro, sopravvivono diversi anni.
Ad Utopia, ad esempio,

«uno staio di grano vale sei ore di lavoro, una dozzina d’uova venti minuti, un litro di latte dieci minuti. […] un paio di scarpe […] dalle tre alle nove ore […], a seconda della qualità, ma un paio di stivali costano diciotto ore di lavoro» (Ronald Creagh, Laboratori di utopia, Eleuthera, Milano, 1987, p. 35).

A Modern Times il buono-lavoro è addirittura una moneta accettata nei villaggi vicini, che «resiste al panico monetario del 1857 e, messa alla prova l’anno seguente da una depressione economica, viene accetta dall’esattore» .
Creagh sembra proprio entusiasta delle esperienze warreniane.
Le presenta come avamposti — esenti da dogmatismo — dove «l’immaginazione sbrigliata, l’analisi interiore si sono accoppiate per incoraggiare la creatività, la ricerca intellettuale e spirituale» .
In altri termini come utopie aperte, pregne di una serenità e gioia di vivere del tutto rare altrove.

 

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Per approfondire

 

Quindici anni di studi — in biblioteca e sul campo — sul vivere insieme.
Il quarto di una fortunata serie di testi sull’universo comunitario, ogni giorno più multiforme. Un excursus che, dalle prime comunità essene, giunge alle contemporanee esperienze di cohousing tentando di non trascurare nessuno: esponenti radicali della riforma protestante, socialisti utopisti, anarchici, hippies, kibbutzniks, ecologisti più o meno profondi, new-agers, cristiani eterodossi, musulmani pacifisti e altro ancora.
Una mappatura ragionata — su scala italiana, europea e mondiale — di gruppi di persone che abbiano deciso di condividere, in vario modo, princìpi, ambienti, beni di vario genere e denaro, di comunità sperimentali — spesso ecologiste — dove si sondino le suggestive sfide di uno spazio vitale comune.

 

Manuel Olivares, sociologo di formazione, vive e lavora tra Londra e l’Asia.
Esordisce nel mondo editoriale, nel 2002, con il saggio Vegetariani come, dove, perchè (Malatempora Ed). Negli anni successivi pubblicherà: Comuni, comunità ed ecovillaggi in Italia (2003) e Comuni, comunità, ecovillaggi in Italia, in Europa, nel mondo (2007).
Nel 2010 fonda l’editrice Viverealtrimenti, per esordire con Un giardino dell’Eden, il suo primo testo di fiction e Comuni, comunità, ecovillaggi.
Seguiranno altre pubblicazioni, in italiano e in inglese, l’ultima e di successo è: Gesù in India?, sui possibili anni indiani di Gesù.

 

Leggine l’introduzione

 

Prezzo di copertina: 16.5 euro

 

Disponibile anche in formato Kindle