Wongsanit Ashram

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Prima di presentare, brevemente, questa realtà comunitaria credo sia bene spendere due parole sul fondatore, Sulak Sivaraksa, una figura cardine di un’altra Tailandia, quella che non compare sui dépliants delle agenzie turistiche o sui siti internet con fotografie di ragazze thai.
Sulak nasce nel 1933, studia in Gran Bretagna, ritorna in Tailandia nel 1961 e fonda una rivista di scienze sociali (Sangkhomsaat Paritat) che diventa presto il più importante riferimento, critico, nel paese. La rivista ha un orientamento che potremmo definire, forse un po’ arbitrariamente, socialista e, senz’altro, ecologista. Non bisogna poi dimenticare -a mo’ di corollario- che Sulak è anche profondamente buddista. Alla fine degli anni ’60 inizia a prendere parte a molti progetti di sviluppo rurale e di servizio ai bisognosi, in sinergia con monaci buddisti e studenti socialmente impegnati. Diventa una figura centrale in molte ONG, lavorando a livello locale ed internazionale. Nel 1976 la Tailandia vive un tremendo colpo di stato cui fa seguito l’instaurazione di una dittatura militare. Sulak, come dissidente, deve lasciare il paese (molti dei suoi testi -oggi se ne contano oltre cento in tailandese ed inglese- vengono dati alle fiamme) e rimanere in esilio per circa 2 anni. Nel 1984 viene arrestato ma è presto rilasciato grazie ad una forte pressione a livello internazionale. Al principio degli anni ’90 deve andare nuovamente in esilio ma riesce, in breve tempo, a rientrare in Tailandia portando il suo caso in tribunale. Ottiene giustizia nel 1995 e, da allora, continua a lavorare quasi indisturbato. Sostiene che la religione sia al cuore del cambiamento sociale e che quest’ultimo sia l’essenza della religione. Sostiene anche che essere realmente religiosi non significhi nascondersi dietro a vuoti rituali ma coinvolgersi in un autentico percorso di trasformazione personale, non rifiutare -asceticamente- la società ma lavorare per l’affermazione di una maggiore giustizia sociale.
Il Wongsanit ashram viene fondato nel 1985 su impulso di Sulak e di alcuni suoi collaboratori. E’ una comunità intenzionale orientata ad una vita semplice in cui impegno sociale e pratica spirituale mantengano una posizione di rilievo. Tra i suoi più importanti obiettivi rientra la promozione di uno stile di vita fondato sul Dharma, sull’integrazione di diverse culture e l’ecosostenibilità, lavorando sul punto di interconnessione tra esseri umani, società e natura. L’ashram non è molto distante da Bangkok ma può essere difficile da raggiungere. A chi volesse andarci posso consigliare di visitare il sito segnalato (nella home page cliccare su the network e poi sulla sottofinestra our sister organisations. A quel punto compare l’elenco delle organisations tra cui il Wongsanit ashram) e seguire le istruzioni indicate. Conviene anche utilizzare l’e-mail ed il telefono per eventuali chiarimenti. Il posto è incredibilmente tranquillo (una mano santa se si considera quanto frenetica è la vita a Bangkok), con una buona biblioteca ed una bella sala di meditazione. Le stanze che si possono prendere in affitto sono piuttosto spartane pur a fronte di un buon rispetto delle norme igieniche. I pasti sono inclusi nel prezzo di permanenza (quando sono stato io erano 150 bath al giorno e non credo sia aumentato) e sono semplici e gustosi.
Il Wongsanit ashram mantiene buoni rapporti con gli altri due ecovillaggi thai segnalati su questo sito (Pun Pun e Panya Project) avendo contribuito alla loro fondazione ed al loro sviluppo.

Wongsanit ashram, PO Box 1, Ongkharak Nakhorn Nayok 26120, Thailand.
Tel             +66(0)37333-183      , Fax +66(0)37333-184.
E-mail ashram@semsikkha.org
Sito internet www.sulak-sivaraksa.org

 

Per approfondire il fenomeno comunitario

 

Quindici anni di studi — in biblioteca e sul campo — sul vivere insieme.
Il quarto di una fortunata serie di testi sull’universo comunitario, ogni giorno più multiforme. Un excursus che, dalle prime comunità essene, giunge alle contemporanee esperienze di cohousing tentando di non trascurare nessuno: esponenti radicali della riforma protestante, socialisti utopisti, anarchici, hippies, kibbutzniks, ecologisti più o meno profondi, new-agers, cristiani eterodossi, musulmani pacifisti e altro ancora.
Una mappatura ragionata — su scala italiana, europea e mondiale — di gruppi di persone che abbiano deciso di condividere, in vario modo, princìpi, ambienti, beni di vario genere e denaro, di comunità sperimentali — spesso ecologiste — dove si sondino le suggestive sfide di uno spazio vitale comune.

 

Manuel Olivares, sociologo di formazione, vive e lavora tra Londra e l’Asia.
Esordisce nel mondo editoriale, nel 2002, con il saggio Vegetariani come, dove, perchè (Malatempora Ed). Negli anni successivi pubblicherà: Comuni, comunità ed ecovillaggi in Italia (2003) e Comuni, comunità, ecovillaggi in Italia, in Europa, nel mondo (2007).
Nel 2010 fonda l’editrice Viverealtrimenti, per esordire con Un giardino dell’Eden, il suo primo testo di fiction e Comuni, comunità, ecovillaggi.
Seguiranno altre pubblicazioni, in italiano e in inglese, l’ultima e di successo è: Gesù in India?, sui possibili anni indiani di Gesù.

 

Leggine l’introduzione

 

Prezzo di copertina: 16.5 euro

 

Disponibile anche in formato Kindle